Cambio di paradigma

Intervista a Claudio Tomatis, Vice Presidente ALAMA APS (Associazione Liberi dall’Asma, dalle malattie Allergiche, Atopiche, Respiratorie e Rare) e alumno della Ia edizione del Master in Patient Advocacy Management


Quali sono le prime impressioni che hai ricavato dal Master in Patient Advocacy Management?

E’ stato molto stimolante trovare un ambiente fertile di idee, di relazioni e alti contenuti formativi come quello universitario e condividerlo con persone molto eterogenee per provenienza, esperienze personali, professionalità, età e vissuti di patologie nelle proprie Associazioni Pazienti è stato particolarmente coinvolgente.

I principali elementi ‘vincenti’ di questa Ia edizione del Master in PAM sono stati, a mio avviso:

· l’attesa per l’innovatività del progetto formativo e l’attenzione degli stakeholder coinvolti;

· l’aver potuto frequentare in presenza tutti i moduli formativi, con l’appendice finale delle discussioni delle tesi già nella forma mista aula/remoto poche ore prima della chiusura nazionale di scuole e università per COVID-19;

· l‘energetico mix di personalità dei discenti e l’eccellente livello dei docenti e professionisti, particolarmente efficaci nella comunicazione dei contenuti e nello stimolo di idee.


Che cosa ne viene secondo te per le associazioni dei pazienti?

Il Master in PAM, grazie alla visione lungimirante, strategica ed innovativa degli organizzatori, è una grande occasione di crescita culturale e professionale per il mondo delle Associazioni dei Pazienti. E’ un’importante opportunità per migliorare le relazioni con tutti gli stakeholder in una continua contaminazione di idee, contenuti, buone pratiche e riconoscimenti reciproci nella creazione di relazioni di valore e di propensione all’innovazione.

Il mondo delle associazioni pazienti è da tempo una realtà in grosso fermento. Già prima dell’inizio del periodo del COVID-19, sono state particolarmente attive; hanno iniziato a sperimentare nuove forme di collaborazione e sono spesso andate anche oltre la logica di rappresentatività su stesse patologie o di appartenenza a stabili reti federative.

Hanno attivato temporaneamente, come singoli progetti di comunicazione, forme di collaborazione spontanea su specifici argomenti con obiettivi comuni, rispettando le differenze di capacità, conoscenze, appartenenza e dimensionamento. Hanno soprattutto rispettato il libero punto di vista di ciascuno e hanno trovato forme comuni di rappresentatività temporanea che privilegiasse l’efficacia dell’azione nella comunicazione verso le istituzioni e gli stakeholder.

In queste diverse iniziative, e uno di questi esempi è ‘Associazioni in Rete’, si sono aggregate mediamente tra le 50 e le 70 organizzazioni che hanno aderito e collaborato a nuove campagne di sollecitazione verso le istituzioni, mantenendo una loro autonomia decisionale e privilegiando il legame funzionale creato ad-hoc per il raggiungimento dell’obiettivo.

Questa modalità di fatto nasce principalmente perché a livello personale ci si ‘sceglie’ oltre l’appartenenza, si riconosce la leadership di alcune figure chiave e attorno ad esse si crea un'aggregazione spontanea che si fonda su obiettivi comuni e soprattutto sulle relazioni tra pari.

Penso inoltre che le Associazioni Pazienti costituiscano un eco-sistema molto dinamico e fluido sia nelle progettualità che nelle relazioni. Questo tipo di agilità è forse una delle caratteristiche intrinseche che più le caratterizzano nel raggiungimento del valore del proprio servizio sociale.


Come ti ha arricchito questa esperienza?

Sono entrato a far parte del mondo dell’associazionismo da pochi anni e, come professionista che opera nel privato e nella Pubblica Amministrazione, mi sto sempre più convincendo del grande potenziale che le Associazioni Pazienti, come enti del terzo settore, possono esprimere attraverso una partecipazione attiva verso e con le istituzioni e gli stakeholder. E la formazione dovrebbe essere un costante investimento sia personale che delle organizzazioni.

I percorsi di alta formazione, come il Master in PAM in particolare, sono anche straordinari attivatori di un importante ‘cambio di paradigma’ nel confronto di idee, nella costruzione di relazioni e nel consolidamento di abilità professionali e manageriali.

Sarà ora compito delle Associazioni impiegare al meglio il mix di competenze e abilità acquisite trasformandole in nuove opportunità di crescita per creare forme di collaborazione più idonee allo scopo.

Sono sempre più convinto che, all’interno rapporto “Pubblico-Privato-3°Settore”, le associazioni avranno sempre più un ruolo attivo di contaminatori di ‘valori sociali’, e nel loro percorso di crescita, saranno in influenzare maggiormente i decisori attraverso il consolidamento della propria leadership.

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