Il Servizio sanitario nazionale si sta dimostrando ancora una volta resiliente anche di fronte alla dura prova alla quale è in questi giorni è sottoposto per via dell'emergenza dovuta all'estendersi del contagio del SARS-COV 2, coronavirus.
Questo nonostante una crescita della spesa sanitaria che, dal 2011 fino a pochi giorni fa, si è più o meno arrestata. Chi ha subito maggiormente gli effetti di tale stretta sono state le Regioni sottoposte ai piani di rientro dal deficit che hanno interessato quasi tutte le Regioni del Centro sud del Paese. In questa contingenza osserviamo una Regione come la Lombardia, che vanta uno dei migliori sistemi sanitari a livello Europeo, essere in affanno. Se l'epicentro dell'epidemia fosse stato in altri territori il sistema probabilmente non sarebbe stato in grado di reagire in modo così pronto.
Dobbiamo essere fiduciosi circa la capacità del Paese di superare questa emergenza, ma i fatti ci dicono anche quali aspetti devono essere rafforzati e resi strategici per il futuro.
Innanzitutto l'urgenza di un maggiore coordinamento al livello nazionale di alcune azioni, come quelle legate al governo delle innovazioni tecnologiche, gli acquisti, l'edilizia sanitaria, solo per citarne alcune che impone un diverso equilibrio tra potere centrale e poteri regionali. In secondo luogo, si avverte l'esigenza di costruire un piano a lungo termine per rilanciare le Regioni più deboli, come quelle che escono da un piano di rientro con scelte pesanti. Si pensi al blocco del turnover, che oltre ad aver prodotto carenze di personale, ha impedito l'accesso di nuove e più giovani risorse professionali.
A questi due asset si aggiunge la necessità di scommettere sulle competenze manageriali, accanto a quelle cliniche; un servizio sanitario funziona bene se ha una forte cultura organizzativa e manageriale. In questa cornice deve essere, a mio avviso, riconsiderato e rivalutato il ruolo del settore privato, profit e non profit, che anche in questi giorni sta fornendo un contributo qualificato nell'affrontare l'emergenza.
Le vicende che stiamo vivendo, sicuramente non ordinarie ma in qualche modo "educative", mettono in luce anche quanto sia importante costruire un nuovo equilibrio tra la dimensione politica e quella "tecnica", sia essa scientifica che manageriale, chiamata ad ottimizzare le linee di indirizzo politiche attivando, contestualmente, tutte le forze che emergono all'interno della società.
Un ruolo sempre più importante in tale scenario deve essere assunto dalle associazioni che rappresentano gli interessi e i diritti dei pazienti e dei cittadini e per le quali è necessario delineare un ruolo chiaro e trasparente nel modello di governo del sistema sanitario. Il contributo fornito dalle associazioni in questa emergenza è testimoniato da numerose iniziative utili a segnalare problemi magari "nascosti" o semplicemente non correttamente interpretati da politici, tecnici e scienziati dando così voce ai bisogni di tutti.
Alle iniziative delle associazioni civiche in tempo di coronavirus è dedicato questo numero speciale della newsletter di ALTEMS/PAL, che proprio alla crescita di competenza e alla capacità di azione efficace dedica le sue attività di ricerca, di formazione e di counseling.
di Americo Cicchetti