Quali sono le prime impressioni che hai ricavato dal Master in Patient Advocacy Management?
Ancor prima di cominciare, l’idea di tornare all’Università mi entusiasmava moltissimo e l’entusiasmo non si è mai spento. Opero nel mondo delle organizzazioni non profit, da professionista, da più vent’anni e l’idea di “sistematizzare” la mie competenze e conoscenze in un quadro accademico e di apprenderne di nuove mi sembrava un’opportunità da cogliere al volo e da vivere al meglio. Così è stato da subito. La prima impressione è stata quella di vedere e toccare dal vivo il fatto che finalmente anche il mondo accademico (istituzionale e della ricerca) riconoscesse il ruolo fondamentale che il Terzo Settore riveste nella società, al punto tale che le risorse umane che vi operano all’interno (siano esse volontarie e professioniste) devono essere formate, con titoli accademici. Questo mi sembra un grande risultato per il vasto mondo delle organizzazioni non profit.
Che cosa ne viene secondo te per le associazioni dei pazienti?
In primo luogo direi la consapevolezza dell’importanza di avere leader e rappresentanti competenti: nel master è emerso con estrema chiarezza che, se si vuole essere riconosciuti come interlocutori validi, la formazione è indispensabile. Un altro aspetto interessante per le organizzazioni è la possibilità di “guardarsi dentro” che il Master offre: l’opportunità di apportare alcuni cambiamenti organizzativi e gestionali consente alle organizzazioni di crescere, di essere più visibili e di migliorare attività e servizi. Il terzo aspetto credo che sia quello più importante: attraverso il master, le associazioni hanno creato connessioni, hanno fatto rete, hanno ragionato su progetti comuni, hanno imparato a interloquire insieme e con le istituzioni e le aziende.
Come ti ha arricchito questa esperienza?
Mi sono divertita moltissimo, ho imparato nuove cose e approfondito argomenti già noti, ho conosciuto tantissime associazioni che non conoscevo e ho avuto modo di capire nel dettaglio il funzionamento del nostro Sistema Sanitario Nazionale. Ho avuto modo di incontrare professionisti di livello altissimo che hanno fatto lezione o raccontato la loro esperienza (penso, solo per citarne due, al Prof. Stefano Vella o all’astronauta Paolo Nespoli). Ho avuto l’occasione di confrontarmi con persone fantastiche che hanno scelto di condividere le loro esperienze di vita e, siccome sono convinta che noi, essere umani, ci nutriamo di relazioni e che sono solo le relazioni e la qualità delle stesse a determinare la qualità della nostra vita e la nostra felicità complessiva, posso dire che questa esperienza ha notevolmente contribuito a rendere ancor più bella e di qualità la mia vita professionale e personale. Grazie davvero.
Cristina Picciolo, Coordinatrice Nazionale di Parent Project aps (associazione di pazienti e genitori con figli con distrofia muscolare di Duchenne e Becker), Alumna della prima edizione del Master di II livello in “Patient Advocacy Management”