Dal capitale collettivo delle associazioni alla costruzione di un soggetto sociale per il futuro
Una nuova edizione del master Patient Advocacy Management ha visto l’avvio in questa primavera. In continuità con le precedenti, questa edizione raccoglie una trentina di partecipanti, interlocutori preziosi e potenziali tessitori della trama associativa e istituzionale, risorsa fondamentale per progettare e integrare la risposta ai bisogni dei cittadini.
di Mara Gorli*
Il master riparte in presenza, chiamando al coinvolgimento e al dialogo i leader di associazioni di pazienti disposti a incontrarsi e riflettere criticamente su contenuti, letture ed esperienze del presente, al fine di consolidare ed ampliare competenze che serviranno a tracciare le future direzioni di sviluppo delle associazioni stesse e dei servizi sanitari.
Il periodo attuale è sfidante e prezioso per tanti aspetti. Il Covid-19 ha sollecitato i sistemi a sviluppare capacità adattive e ad affrontare i rapidi cambiamenti sperimentando nuove articolazioni. Da queste esperienze sono sorti apprendimenti professionali e organizzativi che oggi possono essere messi a disposizione per la traduzione operativa dei nuovi investimenti che si prevedono e che immetteranno nel contesto sanitario diverse risorse.
È cruciale affrontare questa fase ripensando al rapporto tra cittadini e sanità. Le associazioni giocano qui un ruolo fondamentale nello sviluppare nuove e approfondite comprensioni delle esigenze sociali e sanitarie oggi presenti, lavorando sulla condivisione e sull’accrescimento di conoscenze pratiche situate nei diversi contesti. Possono così contribuire a costruire alleanze, a fare rete ed a ‘disegnare prossimità’ con partner organizzativi e istituzionali.
Per fare questo occorre investire in tavoli di approfondimento tematico e di scambio di best practices locali; serve riprendere ad abitare luoghi di discussione e di partecipazione dove il dialogo possa far emergere nuove leve per agire.
Alcune competenze guideranno queste direzioni. Ai leader del mondo associativo è richiesta la capacità di ascoltare le persone, le storie, le risorse che altre organizzazioni e sistemi mettono in campo, e di connetterle per ‘fare insieme’. Serve comprendere le culture organizzative e le dinamiche relazionali implicate, accogliendole ma anche trasformandole da dentro per impattare su nuovi comportamenti più funzionali a rispondere alle sfide future. La competenza professionale, e le competenze organizzative per le associazioni di domani, si costruiscono curando legami e reciprocità, riconoscendo e comunicando il valore di ciascun attore del sistema, mediando e negoziando tra istanze diverse, collegando competenze tecniche e relazionali, divenendo consapevoli delle rispettive identità e differenze attraverso cui si genera ricchezza di risposta ai problemi e alla realtà.
Il mondo associativo è già portatore di un solido e davvero ricco capitale sociale. Oggi la sfida è creare - a partire da esso - un soggetto sociale capace di unirsi e rispondere in modo coeso, ma differenziato, ai bisogni. L’esercizio necessario è prima di tutto ingaggiarsi in momenti di ascolto e consapevolezza delle proprie caratteristiche e potenzialità, per poi arrivare a capire quelle altrui. Occorre poi mobilitare una ricerca attiva sui problemi e sul modo di rispondervi nei diversi contesti, arrivando a sperimentare progressivamente l’introduzione di modifiche nel modo di operare e di impattare sulle condizioni di funzionamento interno ed esterno. Infine, l’esercizio riguarda l’impegno a nutrire dialoghi e ponti, in una continua tessitura di reti che consolidino la forza associativa e collettiva. A questo il Master è dedicato, nell’auspicio che ritrovare la fiducia di questi esercizi renderà nuovi progetti per il futuro possibili.
*Direttore del Master in Patient Advocacy Management – ALTEMS. Professore associato di Psicologia delle relazioni, Psicologia del Lavoro e delle organizzazioni presso la Facoltà di Economia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore