Il Covid-19 come spartiacque dell’azione civica

Con questo nuovo volume il Patient Advocacy Lab di Altems presenta la seconda ricerca condotta sul tema della risposta delle Associazioni al Covid-19. Ad una prima indagine, realizzata nei mesi di aprile e maggio 2020 che ha dimostrato una certa mobilitazione nel mondo associativo, fa seguito questa seconda, condotta nell’autunno del medesimo anno, il cui focus è stato posto sulle priorità del post Covid-19 al fine di realizzare un’analisi sistemica e dettagliata dei cambiamenti intervenuti durante il periodo pandemico.

di Federica Morandi, Responsabile attività di ricerca del PAL


L’insorgenza del nuovo e inaspettato virus, Covid-19, ha segnato la storia dell’umanità a partire dai primi mesi del 2020, mettendo in luce aspetti positivi e negativi sia della nostra quotidianità sia del sistema Paese. Come nazione abbiamo vissuto la stessa pandemia ma ogni regione ha attivato scelte diverse per contenerla, riflettendo queste scelte su organizzazioni ed individui. La logica della “path dependency”, ha consentito di utilizzare le risorse disponibili, mostrando flessibilità, ma talvolta non riuscendo fino in fondo a vincere l’inerzia organizzativa. Nei due anni di pandemia molte le ricerche che si sono avvicendate sia in campo medico, sia in campo epidemiologico, nel tentativo di mappare il virus, le sue conseguenze e tutte le strategie di cura e contenimento. Anche l’ambito del management sanitario non è stato da meno, portando in luce strategie e modelli di governance, di organizzazione di risorse e di progettazione di modelli organizzativi efficaci per il governo crescenti fabbisogni di assistenza ma, allo stesso tempo, capaci di continuare ad erogare assistenza sanitaria a tutti gli altri pazienti.

In questa seconda indagine, curata da T.Petrangolini, F.Morandi, E. Di Brino, M. Moro, L. Delle Monache e A. Cicchetti edita da Giappichelli, fa seguito ad una precedente nella quale si evidenziava una certa mobilitazione del mondo associativo, è emerso un notevole coinvolgimento, e nel complesso sia la prima che la seconda mostrano la grande attenzione alle persone, più fragili a causa di una condizione di cronicità, aggravata dall’emergenza Covid-19.

Il framework è rappresentato dal cambiamento organizzativo, ovvero quel fenomeno riferibile alla necessità di modificare i propri sistemi e sottosistemi al fine di sopravvivere nei contesti di riferimento, spesso caratterizzati dall’incertezza e quindi dalla necessità di variazioni costanti.

Nonostante i diversi successi, il cambiamento è uno stato difficile da attuare con buoni risultati. Sono poche le organizzazioni che governano gli sviluppi come vorrebbero, data la complessità dei processi e delle loro conseguenze a livello economico, organizzativo, e non da ultimo individuale.

Tuttavia, come nel corso della pandemia, il cambiamento è stato necessario per recepire le pressioni interne ed esterne al mondo associativo.

Il messaggio che emerge con forza dall’analisi dei dati raccolti è che la mobilitazione delle associazioni di advocacy durante la pandemia da Covid-19 è testimonianza di grande impegno a mantenere il contatto con pazienti, familiari e istituzioni anche utilizzando metodi alternativi e innovativi. Le associazioni intervistate hanno dimostrato apprendimento e volontà di proseguire con le iniziative intraprese in fase emergenziale, sistematizzandole nelle routine organizzative anche in futuro. Le diverse prospettive di cambiamento non sono state realizzate tutte con la medesima intensità, segnale questo di un percorso in divenire.

Sarà dunque interessante, in un prossimo futuro, analizzare le dinamiche interne di cambiamento, le competenze e le risorse individuali e organizzative chiamate in azione durante il periodo emergenziale che hanno reso possibile, per le associazioni di advocacy, dimostrare un atteggiamento nel complesso resiliente.

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