La partecipazione dei pazienti nei percorsi di valutazione delle tecnologie sanitarie (HTA) secondo il nuovo Regolamento europeo. L'evento ha introdotto un approccio didattico innovativo, la “Flipped Classroom”, per creare un modello teorico d'intervento. Questo processo anticipa l'integrazione della voce dei pazienti nelle decisioni sanitarie, segnando un cambiamento significativo nella loro partecipazione attiva.
di URSULA BONETTI, Presidente Ass. Dora Ficaroli, pazienti diabetici dell’Ospedale Israelitico
“Doppiamente innovativo” è l'incipit che meglio descrive le due giornate di formazione di Treviso. Il tema del workshop, rivolto alla COPPAL, la Community of practice composta dagli ex alunni del Master PAL, è stato La partecipazione dei pazienti nei percorsi di HTA alla luce del Regolamento europeo.
L’aspetto innovativo risiedeva sia nell'approccio didattico adottato sia nel “timing” di implementazione del progetto.
Durante l’evento, diciotto rappresentanti dei pazienti del Patient Advocacy Lab, attivi nel settore della salute mentale, delle malattie rare, oncologiche ed endocrinologiche, hanno collaborato, sotto la guida di esperti, per sviluppare un modello teorico di intervento. I relatori - Dario Sacchini, Professore Associato di Bioetica presso l'Università Cattolica, Entela Xoxi, Ricercatrice di ALTEMS, e Alessandra Lo Scalzo, Dirigente dell'UOC HTA AGENAS - hanno sostituito le tradizionali lezioni frontali con un innovativo approccio denominato “Flipped Classroom”, una metodologia didattica che ha consentito di orientare le competenze dei rappresentanti dei pazienti verso un percorso di elaborazione attiva, tracciando, di fatto, il perimetro di un primo documento programmatico.
Con l'entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sull'HTA il 12 gennaio 2025, si prevede cioè non solo un'integrazione più strutturata e formalizzata della voce dei pazienti nei processi di valutazione delle tecnologie sanitarie, ma anche una definizione più articolata dell’intero processo normativo, allo scopo di costruire ex novo i criteri di un modello teorico funzionale al riconoscimento istituzionale della voce dei pazienti, nell’ottica di un dialogo continuativo tra i rappresentanti dei pazienti e le istituzioni che operano nel campo sanitario.
Il workshop tenutosi a Treviso ha rappresentato dunque un'innovazione anche da un punto di vista del “timing” – ed è questa la seconda novità –, poiché la voce dei pazienti è stata considerata “prima” dell'entrata in vigore del regolamento, cioè già nella fase propedeutica e preparatoria, rappresentando così un esempio concreto di co-progettazione e co-programmazione. Questo approccio segna dunque un cambiamento significativo rispetto al passato, quando i pazienti venivano consultati solo eventualmente, e comunque “dopo” l’entrata in vigore di una legge o di un regolamento.
Non c’è ancora un'esperienza pregressa che permetta di misurare l’expertise dei pazienti; ma, guardando a un prossimo futuro in cui i pazienti siano riconosciuti, a diversi livelli, come esperti di fatto in un determinato ambito, è necessario sottolineare da un lato quanto il “sapere esperienziale” dei pazienti, accompagnato naturalmente da una formazione specifica richiesta di volta in volta dai diversi contesti istituzionali, sia e rimanga il loro vero “valore aggiunto”. Al contempo, e alla luce di ciò, appare urgente definire i criteri di profilazione e identificazione, non solo in termini di competenze, ma anche di rappresentatività e rappresentanza, rispetto ai pazienti che opereranno in modo strutturale e continuativo nei tavoli istituzionali.
La creazione di tavoli di lavoro permanenti che guardino a una cooperazione sistemica tra i pazienti e altri stakeholder rappresenta il passo fondamentale verso un approccio più integrato e inclusivo nella gestione della salute. È cruciale, infatti, sviluppare percorsi formativi specifici per ciascuna delle parti coinvolte, in modo da garantire una comprensione condivisa delle esigenze e delle aspettative reciproche.
La formazione dovrebbe mirare a creare, dunque, un linguaggio comune, una sorta di "esperanto" che faciliti il dialogo e la collaborazione tra i settori istituzionali, clinici, economici e i pazienti stessi, dove le diverse professioni e i diversi ruoli possono avere terminologie, obiettivi e priorità molto diverse. In risposta ai cambiamenti introdotti e richiesti dal nuovo regolamento dell'HTA, nel 2024 il Patient Advocacy Lab si propone di costruire strategie innovative per la formazione e l’identificazione di criteri unici e condivisi della profilazione dell’expertise dei pazienti, volendo così contribuire a creare un dialogo istituzionalmente riconosciuto, tra pazienti, professionisti sanitari e decision-makers.