Ogni territorio non è fatto solo di istituzioni

Si parla sempre più spesso di co-programmazione e co-progettazione dei servizi con il mondo delle associazioni dei cittadini e dei pazienti. Ne parlava già la riforma del Terzo Settore del 2017 ed alcune Regioni ed un buon numero di Comuni hanno da tempo adottato questa prassi soprattutto nell’ambito delle politiche sociosanitarie. La novità riguarda però quanto sta avvenendo al livello nazionale

di Teresa Petrangolini

Nel DM 77 del 2022 riguardante la medicina di prossimità, il Ministero della salute ha indicato gli standard obbligatori per i servizi territoriali, adempiendo a quanto richiesto dal PNRR. Per la prima volta per quanto riguarda le Case di Comunità tra gli standard che vincolano anche l’erogazione dei fondi, ci sono la partecipazione della Comunità e la valorizzazione della co-produzione.

Proprio a questo tema è stato dedicato il lavoro della CoP-PAL 2023, affiancandosi a quanto sta facendo AGENAS mediante un gruppo di lavoro sul tema che sta predisponendo un documento propedeutico alla definizione di un regolamento/linea guida attuative della Conferenza Stato Regioni. In pratica il lavoro delle associazioni rappresenta una vera e propria esercitazione pratica su come declinare partecipazione e co-produzione nelle case di comunità. Un lavoro offerto alle istituzioni in uno spirito collaborativo affinché queste disposizioni e questi principi non siano solo ipotizzati ma effettivamente praticati.

I Manifesti presentati riguardano questioni centrali come l’informazione, la valutazione, la formazione del personale, la gestione dei servizi, l’empowerment dei cittadini. Si parla delle professionalità necessarie a fare bene informazione, di figure nuove e integrate tra operatori e cittadini per avere il polso del territorio e conoscere i bisogni inespressi, di centri di ascolto e di raccolta delle risorse disponibili, di un lavoro con la comunità mappando tutti gli stakeholder disponibili ad offrire soluzioni e servizi, di costruzione di batterie di indicatori per misurare l’effettivo adempimento degli standard di partecipazione. Un bagaglio di idee e di proposte preziose sulle quali è importante un confronto con le istituzioni. L’assunto principale da cui si è partiti è l’idea che ogni territorio non è fatto solo di istituzioni come comuni, Asl, Vigili del fuoco, prefetture, ecc. C’è molto molto di più in termini di innovazione sociale, di valore comunitario, di risorse private, di capacità aggregativa. Per molti operatori del territorio, soprattutto nei distretti, si tratta di cambiare un po’ il mestiere a cui si è abituati e di imparare a fare i registi del territorio, i costruttori di alleanze, i valorizzatori delle esperienze, rompendo una autoreferenzialità non più compatibile in termini di sostenibilità del sistema. I cittadini non chiedono solamente ma sono capaci di dare tempo, risorse, ricchezza, servizi, se correttamente coinvolti in un percorso partecipativo.

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